sabato 21 gennaio 2012

Cooperatori con Dio. La Famiglia secondo Giovanni Paolo II


Era il novembre del 1981, quando il Santo Padre Giovanni Paolo II nel suo studio in Vaticano ultimava la lettera apostolica Familiaris Consortio, documento che si concentra sui compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi. Oggi dopo trent'anni la Familiaris Consortio è ancora estremamente attuale. Ciò che colpisce è l'innalzamento e l'immenso rispetto nei confronti della coppia che trasuda dalle parole del Santo Padre.

Ogni atteggiamento di pressapochismo e di superficiale o distratto accostamento al sacramento del Matrimonio e alla vita di coppia viene spazzato via dall'approccio del Papa Beato. Ci si trova di fronte ad una meticolosa descrizione di ciò che la famiglia è. “Famiglia, diventa ciò che sei”, è un'esortazione che oggi è quanto mai attuale. Per la famiglia “diventare” ciò che “è” comporta una presa di coscienza importante, è un invito a divenire consapevoli della grandezza che l'unione di due esseri umani assume anche in chiave universale, divenendo parte dell'Alleanza del Signore con l'umanità. Si tratta di andare estremamente a fondo nell'approccio con la stessa esistenza e in quella natura che ci “costringe” ad amarci per dare seguito alla nostra specie. Si legge: ”Nella sua realtà più profonda, l'amore è essenzialmente dono e l'amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca «conoscenza» che li fa «una carne sola» (cfr. Gen 2,24), non si esaurisce all'interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di sè stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente della unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre.” Cosa ci può essere di più grande dell'essere cooperatori del Signore e quale immagine più dolce potremmo trovare per definire un figlio del “riflesso vivente dell'amore dei genitori”? E ancora: “Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a divenire per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef 3,15). Non si deve, tuttavia, dimenticare che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi di altri servizi importanti alla vita della persona umana, quali ad esempio l'adozione, le varie forme di opere educative, l'aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati.”
Concetto più forte per spiegare la grandezza del dono della procreazione non ci potrebbe essere. Il concetto di due esseri umani che per donare la vita diventano partners del Signore ci pone di fronte al grande mistero di una nuova vita. Il Signore non genera la vita senza l'ausilio dell'essere umano. Anche nel caso del Suo Figlio, pur segnando in quel caso la Sua azione in misura molto più rilevante, non ha rinunciato alla cooperazione con l'essere umano, chiamando Maria ad accettare il ruolo che per Lei era stato riservato dall'inizio dei tempi. Ma anche in quel caso, pur preservando l'eccezionalità dell'evento non volle rinunciare alla fondamentale cooperazione della coppia, chiedendo a Giuseppe un infinito atto di fede e di amore, chiedendogli di accettare il soprannaturale nella sua vita, di rispondere affermativamente a ciò che sarebbe stato inspiegabile per tutte le persone che lo circondavano e che non avrebbero capito.
I coniugi “mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio”; si tratta di inquadrare l'unione carnale di due esseri umani nel mistero dei tempi e della Storia dell'Uomo. Figuratamente vediamo la coppia che va oltre sè stessa, chiamando all'interno della propria unione l'azione di Dio che trasforma in codici umani il grande dono divino di una nuova vita.
Quest'anno, a fine maggio, si terrà a Milano il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. L'incontro precedente fu a Città del Messico nel 2009. Oggi più che mai c'è bisogno di parlare di famiglia, la crisi economica mondiale tinge sempre più di incertezza il futuro delle classi più giovani, è necessario intervenire con politiche a sostegno delle famiglie e dei giovani che desiderano costituirne una. Se la Sardegna è una delle zone con il più basso tasso di natalità al mondo urge modificare qualcosa, a partire dalla nostra regione. C'è anche chi, al di là delle oggettive difficoltà, non sente l'esigenza di formare una famiglia o valuta che i tempi non siano rosei per dare al mondo un figlio. Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, con parole che sembrano descrivere la situazione che oggi ci troviamo a vivere, ci dice chealcuni si domandano se sia bene vivere o se non sia meglio neppure essere nati; dubitano, se sia lecito chiamare altri alla vita, i quali forse malediranno la propria esistenza in un mondo crudele, i cui terrori non sono neppure prevedibili. (…) Altri ancora, imprigionati come sono dalla mentalità consumistica e con l'unica preoccupazione di un continuo aumento di beni materiali, finiscono per non comprendere più e quindi per rifiutare la ricchezza spirituale di una nuova vita umana. La ragione ultima di queste mentalità è l'assenza, nel cuore degli uomini di Dio, il cui amore soltanto è più forte di tutte le possibile paure del mondo e le può vincere.”

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