giovedì 5 gennaio 2012

Il contadino folle

Tempo fa in un luogo non lontano da qui, visse un contadino. Per tutta la vita, sin da giovanissimo, aveva lavorato duramente la terra. Aveva realizzato, con disciplina e costanza, un discreta fortuna, e un'azienda che gestiva una gran quantità di terreni. Si era conquistato la stima della gente del suo paese, e aveva insegnato il mestiere a molti giovani, divenuti con il tempo ottimi contadini.
Il contadino diventò anziano, con una rendita importante che gli veniva dall'attività della sua azienda, ormai gestita da altri per lui. Alcune voci iniziarono a serpeggiare tra la gente. "E' diventato pazzo" - si raccontava - "Il troppo denaro gli ha dato alla testa".
L'uomo non aveva bisogno di lavorare, avrebbe potuto oziare tutto il giorno, vivendo comunque un'esistenza agiata fino alla fine dei suoi giorni. Invece si alzava prestissimo al mattino, e se ne andava a spasso per terreni aridi e sterili gettando semi, rivoltando la terra e irrigandola.
Apparentemente non dava segni di squilibrio, ma le persone dicevano tra loro "Conosce meglio di chiunque altro queste terre, sa benissimo che i terreni dove sta seminando sono aridi e sterili da generazioni. Ha perduto il senno". Nessuno, incontrandolo, osava però toccare l'argomento. Tutti erano concordi nell'affermare che la sua follia non fosse riconoscibile all'esterno. Ma c'era.
Un giorno, un gruppo di donne mandò un bambino a chiedere cosa stesse facendo il vecchio contadino.
"Ciao signore, che fai?"
"Pianto dei semi.  E prego perchè diano frutto." Rispose il vecchio.
"Ma non lo sai che qui non cresce niente da generazioni?".
Il vecchio si chinò, e guardo negli occhi il bambino. "Sai - iniziò con grande calma - per tutta la vita ho lavorato la terra. Ho tanti terreni, che danno molti frutti. Ho guadagnato molto bene e ancora guadagno tanto, perchè c'è chi lavora per me. Da ragazzo, lavoravo tanto perchè sognavo una famiglia, una bella casa e i soldi sicuri tutti i mesi. Ho raggiunto questi obiettivi tanti anni fa. Oggi però ho capito che è facile ottenere tanto da terreni curati ogni giorno da tanti anni con molto lavoro. Questi terreni invece, che tu dici essere aridi e sterili da generazioni, sono poco distanti dai miei. Ma non sono di nessuno. Le persone, tanti anni fa, decisero che erano sterili, e li abbandonarono al loro destino."
Il bambino ascoltava con attenzione, sapendo di dover riferire alle donne che lo aspettavano. Le rughe scure nel viso del vecchio lo tenevano imprigionato, come legato dal susseguirsi delle sue parole che gli vorticavano intorno.
"Oggi sono anziano - il vortice misterioso proseguiva - e ho imparato una cosa. Non vivrò ancora per molto. E cosa avrò lasciato? Una bella azienda, dei bravi contadini, dei soldi, dei mattoni. Ma la gente ha sempre saputo che la terra buona, coltivata dà i suoi frutti. Lo sapeva prima che io esistessi, e continuerà a saperlo dopo di me. Questi terreni in cui lavoro tutti i giorni adesso, possono dare frutto. Nonostante la gente sia convinta del contrario per un'idea che si tramanda di generazione in generazione. Allora per questo io semino questa terra brulla, spinosa, secca. Perchè varrà molto di più una piantina nata qui, che tutte le mie terre rigogliose."
Il bambino andò via pensando che per lui il vecchio non era pazzo. 

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